Sembra pura fantascienza, invece è uno dei settori più innovativi della medicina: le cure miniaturizzate. Nei laboratori si sperimentano strumenti di dimensioni infinitamente piccole in grado di insinuarsi nel Dna per modificare un gene difettoso e si studiano farmaci così piccoli da essere somministrati su una singola cellula malata. Questo è il compito di un robot microscopico che, grazie alle sue dimensioni lillipuziane, si avvicina direttamente ai globuli rossi nel sangue per ripararli. Tra qualche anno, grazie alle innovazione portate dalla ricerca nell'ambito delle nanotecnologie, saremo capaci di agire direttamente su atomi e molecole poichè i farmaci saranno prima trasportati all'interno del corpo umano e poi somministrati attraverso dei micro-aghi che permettono di introdurre all`interno
di una cellula malata qualunque tipo di molecola,
senza dover usare altri veicoli più difficili
da gestire, come virus modificati . Sarà possibile anche inserire piccolissimi microchip
(simili a quelli che fanno funzionare
i computer, ma di dimensioni molto più ridotte)
nelle protesi ossee o in quelle uditive,
per renderle più efficienti. Ma perché le nanoparticelle sono così interessanti? Perché sotto i 100 nanometri la
materia esibisce comportamenti nuovi e inaspettati. L`oro, ad esempio, a livello macroscopico
è inerte, cioè non reagisce con niente;
Nel mondo nano, invece, cambia colore e può
mostrare proprietà catalitiche,cioè è in grado di accelerare
reazioni chimiche. Il rame diventa
più rigido e l`argento acquista proprietà antibatteriche.
I composti di carbonio, invece,
danno origine a strutture particolari come
nanotubi, fogli piani (grafene) oppure sfere
(fullereni), che hanno caratteristiche meccaniche
elevate e interessanti proprietà elettriche. Gran parte del lavoro si è svolto in campo genetico
e biomedico, perché i nanomateriali
sono della giusta dimensione per interagire, da pari a par, con proteine, genio virus.
Gli scienziati della University of Sidney sono riusciti a inserire una
particella di ossido di ferro di appena cinque
nanometri in un farmaco anticancro, per poi
calamitarlo, letteralmente, nelle cellule tu morali,
con effetti collaterali molto inferiori
rispetto a quelli della chemioterapia.
Rimanendo nell'ambito oncologico, si punta sulla
teranostica, la possibilità di mettere insieme
terapia e diagnosi. A consentirlo potrebbero
essere speciali nanoparticelle magnetiche,
capaci da un lato di potenziare la sensibilità
della risonanza magnetica, dall`altro di distruggere
in modo mirato le cellule cancerose
appena individuate.
Queste prospettive sono sorprendenti, ma
Nella ricostruzione al computer, un nanorobot inietta un
farmaco direttamente in un linfocita infettato dal virus Hiv. Tuttavia, una domanda sorge spontanea dopo una simile analisi: possiamo stare tranquilli o esiste
il rischio, concreto, che questi strumenti,
così potenti, sfuggano di mano? Proprio attorno a questa preoccupazione gioca il romanzo 'Preda' che mette in scena uno sciame di pericolosi nanorobot,
sfuggiti al controllo degli scienziati
che li avevano sviluppati. Ad ogni modo, sui possibili rischi che queste innovative ma, proprio per questo, ancora troppo incognite tecnologie ci torneremo in futuro.
Il video che ho inserito rappresenta un estratto della conferenza tenuta da Bradley Nelson a Zurigo. Egli è il professore di 'Robotics and intelligent systems' all'ETH di Zurigo e, nella sua carriera, si è impegnato nello sviluppo della microrobotica e nanorobotica con particolare focalizzazione delle loro applicazioni nell'ambito della biologia e della medicina. Buon ascolto!...
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