martedì 14 maggio 2013

L'arte dell'invisibile: la Nanoart

“Nano-arte è il superamento di una frontiera, di un confine, di una necessità: qeulla dell’arte visibile  e percepibile dell’occhio umano. Nano-arte gioca sul paradosso estetico di esporre idee, concetti e opere d’arte invisibili, ma non per questo inesistenti o irreali”.

Questa è la definizione di nano-arte che compare nella homepage del sito Nanoarte.it dove, tra e altre cose, si possono ammirare delle eccellenti opere.
 La Nano-arte si associa allo sviluppo delle moderne nanotecnologie in quanto si pone al centro della capacità virtuale e immaginaria dell'arte, la moderna necessità di rendere 'visibile l'invisibile' superando le barriere della percezione naturale. L'avvento delle nanotecnologie ha significato anche a messa a punto di nuove tecniche di visualizzazione di strutture che le nuove tecniche di indagine mettevano a punto. Non più sobrie equazioni matematiche ma immagini colorate, tridimensionali: delle vere opere d'arte.
Il connubio tra scienza e arte ha portato alla scoperta di nuove frontiere visive, ovvero quelle di concepire l'arte che c'è ma non si vede.. Quella che nasce dalla  'collisione dell’arte con la nanotecnologia' per creare un universo estetico a
 livello infinitesimo.
Bill Smith, USA, 2012

 Le opere realizzate con la collaborazione del Politecnico di Torino sfuggono alla visione, si negano all’osservazione diretta; a quelle dimensioni, l’occhio bulimico contemporaneo, sollecitato da una crescita ipertrofica degli stimoli visivi, non può in alcun modo arrivare. Tuttavia la nanoarte non vuole estromettere l'occhio dalla visione dell'esperienza artistica; vuole, al contrario, porre l’accento su una visione, e più in generale un rapporto con l’arte, non superficiale ma più attenta e approfondita, una percezione che vada oltre l’occhio e coinvolga in misura preponderante l’organo che più di ogni altro ci permette di osservare e interpretare il mondo, il cervello.
La Nanoarte intende proporre un esplicito processo di ridimensionamento dell’arte contemporanea: un’espressione artistica che rinuncia al gigantismo,alla
Bjoern Daempfling, Germany, 2012
grandeur dell'arte contemporanea, al protagonismo, all’esibizione e alla provocazione fini a se stesse, all’impoverimento dei contenuti. alle velleità del mercato, allo strapotere dei critici e delle gallerie; stiamo parlando di un’arte che prova ad eliminare tutto il superfluo per esaltare quelle che per noi sono le caratteristiche indispensabili dell’espressione artistica: la capacità non solo di sorprendere e meravigliare, ma di far riflettere, di proporre la visione del mondo da un’angolatura diversa, di andare oltre la superficie patinata delle immagini, di suscitare sentimenti, perplessità, dubbi e delle opere sfruttando i limiti e le potenzialità dell’essere umano.

Il Politecnico di Torino ha da tempo intrapreso questa nuova strada, attraverso studi, progetti e mostre; il tutto portato avanti dai riceratori del dipartimento di fisica come Alberto Tagliaferro e il professor Fabrizio Pirri in collaborazioni con maestri designer quali Alessandro Scali. Il designer ha il compito di occuparsi della progettazione dell'opera, che sarà successivamente realizzata dal Politecnico. 
Passiamo ora all'analisi di alcune opere concrete realizzate proprio grazie alla collaborazione con il Politecnico di Torino che sono state esposte in una mostra intitolata 'Nanoarte' allestita all'osservatorio di Pino Torinese.

Dimensione attuale è un artefatto  che consiste in una 'nanolitografia' del continente africano di 300 x 280 nanometri su una piccola superficie metallica di circa 2 cm per 2. Per l'occhio umano, l'opera è totalmente inaccessibile. Per riuscire a visualizzarla dovremmo disporre di un microscopio elettronico a scansione.


Passiamo ora a esaminare una serie di impronte micrometriche impresse su un wafer di silicio. L’opera, intitolata Oltre le colonne d’Ercole, intende simboleggiare il superamento di un limite, quello della visibilità a occhio nudo e della percezione legata ai sensi, e soprattutto i primi passi dell’essere umano e in particolare dell’arte nell’universo dell’infinitamente piccolo. Anche dal punto di vista delle dimensioni possiamo parlare di primi passi: in confronto alle dimensioni nanometriche di Dimensione attuale, si potrebbe dire che Oltre le colonne d’ercole è un’opera gigantesca: le impronte sono grandi qualche micron, e nel complesso la passeggiata è lunga circa 2 centimetri.
È solo grazie alle quattro immagini in bianco e nero ottenute con un FESEM che è possibile mettere in luce i dettagli: su un paesaggio che appare lunare si distinguono chiaramente i segni degli scarponi lasciati da qualcuno, ma non solo, si riconosce la pressione esercitata dal peso del corpo sul terreno.

Non ci resta ora che fare un ultimo esempio. Tra gli artefatti realizzati recentemente ce n’è uno dedicato nello specifico a Maurizio Ferraris . L’opera si intitola Artwork e consiste in una frase litografata su un wafer di silicio che recita: 'This is not an artwork'. In altre parole, in questo caso l’intento è quello di creare una sorta di contraddizione o cortocircuito interpretativo.
Se quindi ogni opera, presa singolarmente, cerca di offrire un nuovo punto di vista sul mondo, un’interpretazione dell’esistente, è altrettanto vero che a livello generale uno degli obiettivi di queste opere d’arte invisibili è quello di mettere in discussione uno degli assunti fondamentali dell’arte e dell’estetica: la dittatura dell’occhio.

Se pensate che questo argomento sia interessante e meriti uno sviluppo ulteriore vi invito a consultare il sito seguente: 
www.Nanoart21.org
e alla visualizzazione di questo video:

 

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